In un contesto frenetico e in continua evoluzione come quello attuale può accadere di perdere di vista i propri obiettivi, i propri interessi, le proprie aspirazioni. Insomma, perdersi è piuttosto facile.
Per questo esiste la figura del Mental Coach, che attraverso un training e obiettivi chiari e precisi aiuta a tracciare un percorso verso l’autorealizzazione. Perché alcune persone riescono ad affermarsi ed altre no? Non è questione di soldi, di fortuna, di status sociale, è questione di metodo: se il metodo con cui ci approcciamo alle sfide della vita è sbagliato, inevitabilmente saremo destinati a fallire.
Ed ecco che interviene la figura del Mental Coach: un supporto che chiarifica la strada da seguire, anche quando sembra irraggiungibile e tortuosa.
Perché proprio il Coaching?
Nonostante il “coaching” sia innegabilmente legato alla materia sportiva, tale insegnamento è applicabile in qualsiasi campo necessiti di portare a termine risultati. Non è un caso, infatti il termine coach, nella sua accessione americana, indica l’allenatore che non solo migliora le prestazioni della squadra in senso fisico, ma lo fa soprattutto da un punto di vista emotivo, permettendo il superamento delle barriere mentali dell’atleta. Come sai lo sport non è un mondo facile: confrontarsi con gli avversari, non perdersi d’animo di fronte a gli ostacoli, non lasciare intaccare la sfera privata da quella pubblica e sapere raggiungere i propri risultati è dura in questo ambiente, servono le giuste motivazioni ed il giusto metodo per non perdersi. . L’attività di coaching non trova la sua utilità solo nel supporto sportivo, ma nasconde un concetto più grande.
Per questo esiste la figura del Mental Coaching, che applica la sistematicità del coaching sportivo nei più disparati ambienti, laddove essa può diventare utile nel raggiungimento degli obbiettivi. Non a caso alcune classificazioni dividono, schematizzano o ampliano questa figura di riferimento, dividendola nei campi dove può rappresentare un aiuto sostanziale.
- Sport mental coach: per atleti, squadre, tecnici, dirigenti e manager sportivi.
- Business mental coach: per manager, imprenditori, dirigenti, professionisti, venditori.
- Mental coach per artisti: che si rivolge a cantanti, attori, pittori-scultori, musicisti, vip, presentatori, ballerini.
Il Coaching come professione libera
Il Coaching è una disciplina relativamente nuova in Italia, ma che si è affermata negli Stati Uniti da oltre 50 anni. Affonda le sue radici nelle neuroscienze e nel business management. E’ un progetto di crescita mirato, con traguardi specifici, che facilita il cambiamento attraverso un percorso autorigenerativo.
Il Coach aiuta il singolo a diventare consapevole dei propri obiettivi e a realizzarli al meglio, aiutandolo a capire le sue reali necessità, creando un ottimale percorso per emergere.
La figura del Mental Coach nasce in tempi recenti, ma questo non vuol dire che sia meno qualificata rispetto a professioni più longeve. Una scuola giovane non deve essere vista per forza con diffidenza, è sinonimo dei tempi che cambiano, di ricerche e forme di pensiero che si evolvono. Non a caso, negli anni ’90, la figura del coach ha iniziato ad essere applicata nelle aziende e nel tessuto manageriale delle imprese. In Europa questa figura arriva più tardi, nel 2003, dopo una conferenza internazionale tenutasi a Stresa. Da allora il coaching ha iniziato ad affermarsi anche in Italia, dove esiste l’associazione italiana A.I.C.P. e la federazione internazionale I.C.F.
Ma prima di ogni altra cosa il coaching vuole essere una professione libera, che lascia spazio al singolo individuo e alla sua identità. Non a caso molti dei più qualificati Mental Coach di atleti e sportivi sono liberi professionisti di questo campo.
Il Coaching è uno strumento che aiuta le persone a far quadrare il bilancio della propria vita privata o professionale, a migliorare i rapporti con gli altri, attraverso le strategie più adeguate a seconda del singolo caso. Opera sulla mente e sulla correzione di quelle abitudini sbagliate che portano fuori strada dal proprio percorso di realizzazione personale.
In cosa il Mental Coach si differenzia
Nonostante ingenuamente possa sembrare una professione connessa, l’attività di coaching non è un’alternativa alle terapie psicologiche o alla psichiatria, e nemmeno al counseling. Ma può coesistere con questi tipi di approccio.
Per fare chiarezza sin da subito distinguiamo queste professioni da quella del coaching:
Iniziando da quella più facile da confondere, il counseling si propone come orientamento verso temi non specifici e in ambienti circoscritti. La parola che meglio fa riferimento a questa attività è “consiglio”. Infatti il counseling aiuta ad orientarsi in determinati campi e determinate sfere d’interesse dove le persone possono avere difficoltà ad integrarsi o ambientarsi. La scuola ad esempio, il matrimonio, un nuovo ambiente di lavoro. Il Counselor è una figura che offre il suo tempo, la sua comprensione e il suo aiuto in situazioni di difficoltà e di incertezza focalizzandosi sul presente e non su lunghi percorsi. Dunque il Counselator esplora le origini del problema e da’ un appoggio per trovare la stabilità emotiva, mentre il Coach si focalizza su gli obbiettivi da raggiungere e su come portarli al termine.
Ancora meno il coaching è legato con la psichiatria o con la psicologia. Il coaching si ripromette di dare un supporto in un ambiente comune legato a problemi di realizzazione personali. Squilibri invece di carattere psicologico e psichiatrico come depressione, disturbi alimentari, dipendenza e casi clinici non sono assolutamente temi legati alla professione del coaching e hanno bisogno di un supporto terapeutico, che può essere eventualmente affiancato a quello del Mental Coach
Su che aspetti va a lavorare il Mental Coach
Il coaching offre un miglioramento nella vita privata e lavorativa delle persone, ponendosi degli obiettivi e cambiando in senso positivo il proprio modo di agire e di pensare. Come ben saprai, con un atteggiamento negativo non si va da nessuna parte. Ecco perché questa figura è utile in qualsiasi campo: artistico, musicale, manageriale o famigliare che sia. Chiunque può avere bisogno del proprio sostenitore e del proprio “metodo” per trovare la via, per ritrovare la propria identità e per distinguersi.
Il coaching non consiste nell’insegnare o addestrare, ma nel creare le condizioni per l’apprendimento, Ovvero prendere consapevolezza di qual è il proprio metodo di comunicazione e migliorarlo.
Ad esempio:
- Migliorare la propria autostima
- Migliorare le proprie relazioni sociali
- Come entrare in maggiore sintonia con gli altri
- Capire il metodo con cui le altre persone comunicano
- Gestire le proprie risorse mentali
- Definire i propri obbiettivi
- Gestire gli impegni in base alle vere priorità del proprio percorso
- Sviluppare le proprie potenzialità
- Risolvere i propri ostacoli
- Pensare con ottimismo
Questi punti sono universali: chiunque, in qualsiasi ambiente, ambisce a migliorarsi, per quanto esistano ostacoli e barriere, spesso create soprattutto dalla nostra mente.
Quali sono le tecniche del coaching?
l’allenamento, sportivo o mentale che sia, non produce risultati se non attraverso una perseveranza nell’applicare un esercizio costante e non saltuario. La dedizione deve essere continua e sistematica.
“Roma non è stata costruita in un giorno” – tutte le grandi imprese storiche sono frutto di una strategia ben pianificata nel minimo dettaglio. Lo scalatore, prima di poter vedere la cima, ha di fronte a sé interminabili chilometri di pareti rocciose da arrampic are.
Ogni grande passo è fatto di tanti altri piccoli passi. Il Coach aiuta la persona ad incanalare un percorso di crescita mirato e preciso, costruendo assieme a lui una mappa di traguardi definibili e concreti.
Tra gli aspetti su cui lavora il coach ci sono:
La ricerca di migliorare le prestazioni. Come detto prima, si focalizza su cosa migliore per mandare avanti il proprio percorso.
– L’aumento del divertimento. La tua tabella di marcia non deve diventare un sacrificio sofferto, il coach aiuta a vedere il proseguimento e gli sforzi verso i propri obbiettivi con occhio attento e divertito, non come un supplizio al quale sottostare.
– Aumento dell’autogratificazione. Ritrovare l’autostima e godere dei propri traguardi è un buon modo per non scoraggiarsi ed andare avanti.
– Mantenimento dell’autoregolazione. Questa parte è molto importante, è una delle principali cause per la quale spesso falliamo nel conseguire i nostri obbiettivi. E’ anche la causa con la quale meno vogliamo fare i conti: le distrazioni, la pigrizia, i “vorrei ma..”, “inizio domani” sono uno dei principali fattori di insuccesso. Il Coach aiuta a trovare un proprio equilibrio al fine di non cadere in questi tranelli, godendo dei piccoli traguardi ottenuti e guardando sempre avanti con positività.
La mente influenza il nostro successo
Il coaching da’ importanza all’approccio mentale: il mondo è frenetico, si ragiona per dati e competenze, ma pochi spendono risorse sulla visualizzazione e regolazione mentale. I sistemi sono fatti da persone e le persone spesso devono lavorare su se stesse per essere efficienti al massimo delle loro potenzialità. Il Mental Coach fa questo, non promette miracoli, ma aiuta il singolo a portare alla luce attitudini e potenzialità sepolte che fanno fatica ad emergere a causa di svariati fattori. Aiuta a gestire gli stati d’ansia, a costruire un’immagine che infonda positività e fiducia nel prossimo e a migliorare il proprio dialogo interno (dall’inglese, self talk) per non abbattersi e proseguire il proprio percorso. Ma non è solo questo: il coaching non aiuta solo a proseguire il percorso, ma anche a capire quali sono i veri compiti principali e quali invece sono distrazioni e giustificazioni dalla nostra strada.
Il coaching funziona davvero?
Quali sono gli esiti del Coaching? Già nel 2002 il Financial Time pubblicò i risultati di uno studio dell’International Personnel Management Association, che dimostrava come la produttività del personale con la sola formazione migliorava di circa il 22%, mentre con il Coaching il miglioramento raggiungeva l’88%.
Il coaching funziona, eccome! Altrimenti non sarebbe una figura fondamentale negli USA come preparatore per gli sportivi. Un esempio giovane e fresco all’italiana di questo fenomeno è rappresentato dalla campionessa italiana Federica Pellegrini e dal suo mental coach Daniele Popolizio.
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