Il mental coaching è un percorso di consulenza personale che si concentra sulla crescita e sul miglioramento individuale. Gli obiettivi del mental coaching si ottengono grazie a una serie di tecniche che migliorano la prestazione della persona, motivandola e sviluppando competenze professionali o personali.

Il mental coach aiuta le persone a gestire meglio lo stress e le emozioni, stimola la sua motivazione e ottimizza la relazione che unisce corpo e spirito.
Il mental coaching si applica non solo nella vita personale, ma anche all’ambito lavorativo e soprattutto sportivo avendo come punto in comune la stessa premessa: il raggiungimento di obiettivi di eccellenza e miglioramento delle prestazioni anche quando non si crede di poterlo fare.

Storia del mental coaching

Le tecniche di mental coaching sono nate negli Stati Uniti durante gli anni 50 e 60. Gli allenatori sportivi si accorsero che l’addestramento fisico era importante, ma i risultati erano migliori quando iniziarono a capire insieme agli sportivi l’importanza e la necessità dell’addestramento sugli aspetti mentali ed emozionali.
In Italia, la figura del mental coach è arrivata una decina di anni fa e adesso si sta diffondendo in tutto il paese.

È sempre più importante avere un equilibrio tra le esigenze professionali e quelle personali. Il processo di accompagnamento che il mental coaching realizza sulla persona intende fornire alcune risposte affinché la persona possa raggiungere un punto di equilibrio soddisfacente.

I corsi di mental coaching sono destinati sia a persone in particolare sia a squadre intere. L’effetto sugli sportivi e sui lavoratori è sempre positivo e si percepiscono i cambiamenti.
Un chiaro esempio di come il mental coach può cambiare la traiettoria personale di un individuo è il giocatore di pallacanestro lituano, cresciuto in USA, Antanas Kavaliauskas. Era uno dei giocatori più bravi della sua squadra e alla vigilia di una delle gare più importanti della sua carriera si rompe il legamento anteriore durante l’allenamento.
I medici dicono che deve aspettare un ricovero di due anni per potersi reintegrare alla squadra e riprendere ad allenarsi. Per lui è un momento critico visto che uno sportivo non può permettersi di fermarsi per tanto tempo se non vuole danneggiare la sua carriera professionale. Il suo allenatore decide di contrattare un mental coaching professionista che gli fa capire i punti forti della sua carriera e vedere il tempo del riposo forzato come una fase della preparazione atletica.
AK, come lo chiamano colloquialmente i suoi amici, con la sua forza interiore e con l’aiuto del mental coach ha diminuito il tempo di riposo di quasi un anno ed è tornato in campo più forte che mai.
I suoi compagni di squadra hanno preso esempio da lui e l’allenatore della squadra ha deciso di inserire la figura del mental coach nella squadra a supporto dei giocatori.