Cosa ci rende umani? La capacità straordinaria di cedere alle tentazioni, mentali o fisiche che siano.

C’è chi non sa semplicemente dire di no, agli altri o alle proprie debolezze. L’assertività, ovvero l’esprimere quella parola magica di due lettere – ‘no’ – può essere confusa con arroganza, superbia, snobismo, egoismo e quant’altro di negativo si possa pensare, tuttavia il potere insito in questa capacità – se non la si possiede, la si deve imparare ed allenare – può fare miracoli. Non si tratta solo di rifiutare qualcosa agli altri, si tratta di bloccare comportamenti ormai divenuti automatici, riflessi e quasi compulsivi che non ci accorgiamo nemmeno di avere. ‘Riflettere prima di agire’ è un’indicazione che viaggia su un unico binario diretto verso le stazioni della consapevolezza e dell’assertività appunto. Dobbiamo evitare ogni forma di automatismo se vogliamo controllare, monitorare e dominare ciò che facciamo e diciamo… ciò che siamo a dirla tutta.

Come giustamente dice Jim Rohn, 

“Le nostre emozioni debbono venire educate dal nostro intelletto. È importante sapere come sentire, come rispondere, e come lasciar entrare la vita in modo che possa toccarti.”

L’assertività non indica chiusura o atteggiamenti ottusi nei confronti delle novità, delle diversità o delle responsabilità. Alla base dell’autocontrollo – quello sano e bilanciato – sta una profonda tolleranza verso i concetti di ‘adattamento’, ‘cambiamento’ e ‘opportunità’, uniche vere fonti di miglioramento.

Fare pace con sé stessi e accettare chi siamo è un passaggio fondamentale, forse il primo, in un percorso di crescita personale. Come ben dice Bruce Lee,

“Se voglio dominare me stesso devo prima accettare me stesso procedendo in accordo e non contro la mia natura.”

E se lo dice lui vale la pena ascoltarlo, no?

Bruce Lee non solo ha fatto delle arti marziali un must per tutti quelli che cercano il riscatto personale, ma ha saputo dare grazie ai suoi aforismi lo spunto per trovare la chiave del miglioramento di sé a milioni di persone in tutto il mondo.

‘Dominare’ non va certo inteso come ‘soffocare’, ‘reprimere’, ‘rifiutare’: il dominio di sé è un confronto a livello individuale, pieno di ostacoli e sfaccettature che vorremmo tenere all’oscuro, prima che agli altri, a noi stessi. Opporre resistenza verso le ‘macchie nere’ che non riusciamo a lavar via comporta uno spreco di energia che potremmo impiegare in modo più proficuo e provoca un eccesso di frustrazione che potremmo evitarci se solo accettassimo di essere quello che siamo.

Non è nel confronto con gli altri che possiamo risultare vincitori, ma in quello con noi stessi, e le parole del Buddha fanno al caso nostro:

“Tra chi vince in battaglia mille volte mille nemici e chi soltanto vince sé stesso, costui è il migliore dei vincitori di ogni battaglia.

Cadere in trappola, arrivati a questo punto, è più facile che mai: accettarsi non implica l’essere senza regole e limiti o il tollerare ogni forma di eccesso, che non è mai positivo quando si tratta di natura umana, così pure un’eccessiva moderazione sarebbe controproducente per qualunque progetto o desiderio.

Tra ‘evitare di osare’ e ‘rischiare con consapevolezza’, chi possiede autocontrollo predilige l’ultima opzione, perché è conscio dei propri limiti, sa fin dove può spingersi e quanto può dare.

Agire in conformità con la propria natura non previene dal provare ad essere ogni giorni delle persone migliori, anzi, è uno stimolo ad agire in modo mirato e puntuale, quasi chirurgico: se conosciamo i nostri punti forti, le nostre debolezze, ciò che ci fa eccellere e ciò su cui dobbiamo ancora lavorare, di conseguenza sappiamo come comportarci, cosa fare e come farlo. Avere il controllo su tutto ciò ci permette di essere sempre in prima linea sui fronti in cui vogliamo dare il meglio di noi stessi. Nelle parole di Stephen R. Covey,

“Non puoi avere i frutti senza le radici. È il principio della sequenzialità: le Vittorie Private precedono le Vittorie Pubbliche. L’auto-padronanza e l’auto-disciplina sono i fondamenti di una buona relazione con gli altri.”

La persona di successo, ovvero quella la cui vita reale corrisponde a quella dei suoi sogni e desideri, ha saputo lottare e vincere contro il nemico più forte di sempre e di tutti: sé stesso.

Chi non si vuole bene difficilmente saprà ottenere realizzazioni sociali e personali, così come chi rema contro sé stesso probabilmente non arriverà a tagliare i traguardi prefissati: l’investimento di energie nella mancanza di auto-disciplina è tale da non permettere di andare più in là di qualche metro lungo la strada, spesso in salita, della propria realizzazione personale. Chi si libera del peso negativo e autodistruttivo che il pessimismo comporta, assume il comando e si dà la possibilità di prendere decisioni che prima, in balia del caos in cui viviamo, non pensava di poter scegliere. Sempre attuali risultano quindi le parola di Gandhi:

“Chi non controlla i propri sensi è come chi naviga su un vascello senza timone e che quindi è destinato a infrangersi in mille pezzi non appena incontrerà il primo scoglio.”

Se davvero basta così poco per ottenere ciò che desideriamo, perché non applichiamo sempre queste poche regole auree durante la vita di tutti i giorni? Perché ci ostiniamo a ripetere comportamenti e azioni che sappiamo già in partenza non produrranno niente di buono per noi e per un nostro futuro migliore rispetto alla realtà attuale in cui viviamo? Cosa ci blocca dall’assumere l’autodisciplina come attitudine costante con cui affrontare ogni situazione, anche la più piccola ed insignificante?

Le parole di Napoleon Hill sono ricche di speranza e sono il messaggio adatto per concludere questo viaggio nei meandri della propria coscienza e psiche:

“Tu stai cercando la chiave magica che aprirà la porta della fonte del potere; e tuttavia tu hai la chiave nelle tue mani, e puoi usarla nel momento in cui imparerai a controllare i tuoi pensieri.”

Le citazioni di questo post sono tratte dal sito FrasiCelebri.it