Proviamo ora a pensare chi, fra i grandi allenatori di calcio, possa essere ritenuto anche un grande mental coach. Personalmente non ho dubbi: Mourinho, Bearzot e Guardiola.
Questi tre allenatori hanno saputo tirare fuori il meglio dai propri giocatori, hanno colto il loro potenziale, ai più nascosto, e li hanno trascinati verso la gloria e il successo.

 

Da tempo nello sport si fa un notevole abuso della parola mental coach, quasi fosse diventato il sacro Graal, la soluzione per conquistare la vittoria.

Al mister non è più concesso essere solamente un buon coach, non basta che i suoi giocatori abbiano una buona visione di gioco, che siano dotati di un elevato tasso tecnico, serve altro, deve pretendere la TESTA.

Tutti si improvvisano perciò mental coach ma in realtà solo pochi lo sono veramente, tralasciando ovviamente chi ha attestati ed è certificato.

 

Quali sono, dunque, le caratteristiche che rendono un mental coach tale?

  • Deve essere carismatico, deve riuscire a trascinare la sua squadra;
  • Deve possedere una grande visione di gioco;
  • Deve avere una grande cura dei particolari, essere in grado di analizzare tutti i suoi atleti, sia singolarmente, capendo i loro punti di forza e di debolezza, valorizzando i primi ed abbattendo i secondi, sia in gruppo, al fine di rendere la squadra compatta, unita e ben preparata;
  • Deve costruire una mentalità vincente per sopperire ad alcune lacune tecniche;
  • Deve essere un ottimo motivatore, trovare la giusta chiave d’accesso per entrare nella mente dei suoi atleti;
  • Deve porre sullo stesso piano mente e corpo, ritenere che un fisico allenato non basti per poter vincere. Quest’ultimo punto è ciò che lo differenza dal mister più tradizionale, dedito quasi esclusivamente a schemi, considerati il centro di tutto.

 

Chiarito come debba essere, andiamo ora ad analizzare che cosa fa concretamente.

  • Allena la mente del giocatore a controllare le sue emozioni, a gestire lo stress e la tensione emotiva pre-gara e durante la competizione;
  • Stimola la concentrazione e l’attenzione;
  • Sviluppa una mentalità vincente, che aiuta il giocatore ad acquisire quella sicurezza e quella consapevolezza indispensabili per raggiungere l’obiettivo a cui aspira: una performance da applausi e standing ovation;
  • Migliora le performance del suo giocatore;
  • Responsabilizza il soggetto, lo rende padrone delle sue azioni, gli infonde quella fiducia necessaria per agire senza dubitare di se stesso.

Proviamo ora a pensare chi, fra i grandi allenatori di calcio, possa essere ritenuto anche un grande mental coach.

Personalmente non ho dubbi: Mourinho, Bearzot e Guardiola.

Questi tre allenatori hanno saputo tirare fuori il meglio dai propri giocatori, hanno colto il loro potenziale, ai più nascosto, e li hanno trascinati verso la gloria e il successo.

Hanno saputo sopperire ad un tasso tecnico non elevatissimo, o meglio inferiore a quello degli altri ma non per questo pessimo, puntando sul fattore emotivo.

Mourinho ha reso l’Inter, una squadra titubante in Coppa dei Campioni, senza mordente e spaventata dalla paura di fallire nuovamente, più sicura di sé, ha innescato nei suoi giocatori il concetto “Ce la possiamo fare anche noi. Vogliamo conquistare il successo, pertanto lo otterremo”.

Bearzot, con le sue scelte un po’ impopolari e il silenzio stampa obbligato, trasformò la Nazionale, un gruppo disgregato e insicuro dei propri mezzi, in una corazzata che sbaragliò uno dopo l’altro avversari nettamente più forti sulla carta: Argentina, Brasile e Germania.

Guardiola ha creato un nuovo modo di giocare a calcio, ha compreso il potenziale dei suoi giocatori e li ha spinti a realizzare un sistema di gioco rivoluzionario; ha dato loro un chiaro obiettivo da seguire, che facesse leva non solo sulla vittoria ma anche su come ottenerla, stupendo ogni volta il pubblico. Ha saputo seguire i suoi atleti scontrandosi con il più grande problema che un allenatore possa avere ovvero riconfermarsi campioni, e vincere nuovamente.

Il supporto di questi tre grandi allenatori, unito ad una buona preparazione tecnica, ha dunque permesso ai giocatori di essere preparati su tutti i fronti, di scendere in campo con la giusta determinazione e cattiveria agonistica, fondamentali per le vittorie ottenute.