Sono un’istruttrice di ginnastica artistica e ritmica e in questo articolo vi parlerò di un tema importante che mi sta molto a cuore, col quale convivo tutti i giorni in palestra. Alleno una squadra di giovani atlete dai 10 ai 18 anni compiuti e quotidianamente mi confronto con loro sia in termini tecnici e sia a livello personale. Il rispetto delle regole nell’attività sportiva è fondamentale, come anche saper gestire i rapporti.

Ma come si può sviluppare la propria disciplina?

Lo sport diventa la palestra di vita di ogni individuo: ti insegna ad affrontare le difficoltà, a fare sacrifici, a non abbatterti mai, a migliorare il rapporto con te stesso e ed avere più rispetto verso gli altri. È importante formare le nuove generazioni attraverso l’insegnamento di solide basi valoriali, necessarie per la crescita di ogni atleta.

 

“Si può scoprire di più una persona in un’area di gioco che in un anno di conversazione” sottolineava Platone in uno dei suoi manoscritti inerenti all’attività ludica. Egli dava molta importanza al movimento, il quale fa parte della natura dell’uomo ma anche e soprattutto alla conoscenza della persona nella zona di gioco. Avere disciplina, l’essere educato e possedere determinati valori è uno dei temi maggiormente affrontati negli ultimi decenni da molti studiosi di filosofia e pedagogia, ma anche dagli educatori, i quali si definiscono “allenatori” professionisti nella cura della persona.

Come si può sviluppare la propria disciplina?

  1. Conoscere se stesso, sviluppando l’auto-consapevolezza e l’autostima in se stessi;
  2. L’essere reale, autentici, sommando ai pensieri soggettivi anche i sentimenti e le vostre necessità;
  3. Mettere il giusto impegno, assumendosi la responsabilità di portare a termine il vostro compito;
  4. Avere coraggio, tanta forza d’animo;
  5. Ascoltarsi, dialogare con la vostra parte interiore.

Se vuoi allenare la tua auto-disciplina, tutto quello che devi fare è seguire il consiglio di Mr. Nike: “Just do it”.

 

RAPPORTO BIUNIVOCO ALLENATORE-ATLETA

L’allenatore è il punto di riferimento per ogni l’atleta, è colui che consiglia i metodi giusti, comprende cosa desidera il suo atleta e gli mostra come ottenerlo, attraverso l’allenamento e strategie efficaci. L’atleta si affida completamente alla sua guida: entrambi sono autori di fiducia reciproca e responsabili del rapporto biunivoco del dare-ricevere. Agiscono entrambi sui punti di forza dell’altro, quali l’educazione, essere buoni ascoltatori, conquistare il rispetto, mettere alla prova le competenze, dare e ricevere rinforzi positivi e mostrare interesse e partecipazione.

Inoltre, subentrano anche fattori determinanti quali, il senso di appartenenza e identificazione l’uno verso l’altro, guardare nella stessa direzione verso l’obiettivo comune, l’assumere un atteggiamento adatto e condividere i successi ma soprattutto gli insuccessi. L’importante è coltivare quotidianamente il dialogo, sia da parte dell’atleta che dalla parte dell’allenatore, fonte primaria di attenzione verso l’individuo.

 

ALLENATORE VS. GENITORE: ALLEANZA NELLA CHIAREZZA

Rapportarsi col genitore dell’atleta non è mai stato facile. Bisogna focalizzarsi sul rispetto reciproco e sulla fiducia, che viene sempre più a mancare. L’allenatore riveste un ruolo importante nella crescita dell’atleta, sia a livello educativo che tecnico e sia a livello personale. Svolge al meglio il proprio lavoro insieme all’atleta attraverso le proprie competenze. Il genitore molte volte non accetta il comportamento dell’allenatore passando dalla seconda alla prima fila, risultando così invadente a tal punto da sconfinare oltre le capacità dell’allenatore.

La collaborazione è quindi il primo necessario passo che genitori e allenatori devono compiere, per comunicare e agire verso la stessa direzione. In secondo luogo, l’importante è definire la chiarezza dei ruoli: l’allenatore ha le competenze tecniche e la sua aspettativa è quella dell’apprendimento e della prestazione; il genitore fa da sostegno empatico e morale e la sua aspettativa si realizza tramite il successo dell’atleta/figlio, con la fatidica frase “È arrivato sul podio”.

Due sono le situazioni da evitare: l’allenatore nei confronti del genitore non deve “scimmiottare” le premure parentali e allo stesso tempo il genitore non deve “aprir bocca” sugli interventi tecnici.