L’azione del motivare viene definita dagli psicologi come la capacità di modificare la quantità o la qualità dei comportamenti di singoli o gruppi di individui.

Qualunque leader si trova a dover motivare i propri collaboratori nel suo quotidiano e questo a prescindere dal contesto in cui opera: l’abilità nel motivare le persone è una caratteristica sia del leader sportivo sia del leader in un team di lavoro.

Nei film siamo abituati a vedere spesso discorsi motivazionali più o meno efficaci (a sfondo sportivo e non solo).
Ma cosa rende un discorso davvero motivante?
Siamo davvero convinti che motivare sia solo questione di tono di voce e parole forti?

Perché motivare?

La vita di tutti gli individui è scandita da obiettivi: piccoli e grandi, immediati e a lungo termine, necessari e ideali.
L’abilità di motivare serve al leader a spingere i suoi uomini o donne nel percorso necessario al raggiungimento dei loro obiettivi.
Ma la motivazione non deve per forza venire dall’esterno: la motivazione interna o automotivazione è fondamentale.

 

AUTOMOTIVARSI E’ IL PRIMO PASSO

E’ importante che ogni singola persona sia capace di automotivarsi, cioè di trovare dentro di sé la volontà, l’entusiasmo, la razionalità e l’autocontrollo necessari al raggiungimento dei propri obiettivi.

Imparare ad auto motivarsi significa percorrere una strada fatta di conquiste e lezioni importanti che contribuiscono al miglioramento dell’individuo nei termini più ampi e alla sua crescita personale.

 

Le basi  per essere un buon motivatore

Per essere un buon motivatore è necessario fare propri 3 concetti fondamentali:

  1. Il rispetto
  2. La preparazione
  3. La condivisione

 

1. IL RISPETTO

L’atleta, l’impiegato, il volontario, sono prima di tutto esseri umani. Va da sé che, per essere credibile ai loro occhi, un leader deve avere rispetto di loro.
Urlare, usare parole “forti” non è motivare.
Improvvisare all’ultimo minuto discorsi intrisi di retorica e generalizzanti non è motivare.
Escludere una o più persone da un progetto per poi, in caso di bisogno, andare a ripescarle è  L’ERRORE più grande che un leader possa commettere.

Si raccoglie quello che si semina. SEMPRE.

Motivare, vuol dire conoscere gli uomini e le donne con cui si sta lavorando.

Vuol dire far percepire ai componenti del team la fiducia che si ha nelle loro capacità e nella possibilità del loro miglioramento individuale.

Ogni persona che acquisisce capacità proprie, aumenta la propria autostima e migliora la capacità di relazionarsi e collaborare con gli altri.

 

2. LA PREPARAZIONE:

DISSODARE, ARARE, SEMINARE….
RACCOGLIERE

La motivazione funziona solo dopo aver preparato il terreno.
Se l’individuo è stato preparato a ricevere gli stimoli motivazionali esterni, consentirà più facilmente l’accesso alle sue “corde nascoste”: il motivatore potrà così lavorare con lui, su di lui e per lui.

Per riuscire a motivare una persona è necessaria quindi una preparazione che comincia da:

  • Riconoscere al singolo un valore importante come persona
  • Assegnargli un ruolo definito all’interno del team
  • Fargli percepire stima e fiducia di coach e compagni

Quando un coach riesce a porre queste basi è nella condizione di essere un buon leader e un buon motivatore e potrà chiedere al suo giocatore TUTTO ricevendo in cambio la massima fiducia, apertura, disponibilità e impegno.

 

 

3. LA CONDIVISIONE:

L’OBIETTIVO DEL TEAM

L’arte di motivare si basa, secondo me, sulla condivisione.

Come può, un leader, motivare i suoi uomini/donne, verso un obiettivo che non sia condiviso?

Un gruppo è formato da tanti individui, ognuno con le sue caratteristiche e  la sua testa. All’inizio di una stagione, sportiva o lavorativa, vengono stabiliti i target da raggiungere ma, basta?

Il Leader, deve assicurarsi che tutti i “tasselli” del mosaico, si sentano al posto giusto, nel momento giusto.

La condivisone necessita che l’illustrazione del cammino verso l’obiettivo, sia ricca di particolari, alcuni dei quali, discussi anche con il team.

Il leader, nel rispetto delle persone che collaborano con lui,  illustra i vari step necessari per muoversi verso il  raggiungimento del risultato:

  • assegnazione dei ruoli
  • tempi
  • metodologia di lavoro
  • svolgimento del lavoro

assicurandosi che tutti o comunque la quasi totalità dei suoi collaboratori, condividano il progetto, almeno nelle linee generali.

Ma è bene andare oltre.

Personalmente, ogni volta che entro in palestra scambio qualche battuta con TUTTI i componenti del mio team. Sono brevi attimi dove io mi informo della loro vita extra sportiva: scuola, lavoro, fidanzati o fidanzate, hobby…

Considero gli uomini o le donne del mio team importanti, a prescindere dallo sport.
Io ho bisogno di loro, quanto loro hanno bisogno di me.
Non sono solo dei nomi o dei numeri.

 

Dal momento in cui accetto di allenare una squadra, quella è la mia squadra e i suoi componenti sono i miei uomini o donne. Ho bisogno della loro collaborazione per costruire INSIEME IL NOSTRO progetto.

Come diceva una figura carismatica della politica italiana,  di qualche tempo fa:

“Per un leader, il momento più bello è quando, dopo aver fatto lavorare come schiavi i suoi uomini verso l’obiettivo prefissato, questi lo ringraziano per averli fatti lavorare così tanto”.