Il coaching serve alle aziende, questo è un dato di fatto. Serve per permettere alle organizzazioni di emergere da uno stato di “torpore” che nella fase complessa che stiamo vivendo non fa altro che ulteriormente fossilizzare le aziende. Ma il business coaching come deve essere fatto? Sono 2 gli stili che permettono alle organizzazioni di uscire dalla loro immobilità.

Il termine business coaching evoca l’immagine di una sessione formale di tipo 1-2-1 programmata in agenda, che si concentra esclusivamente sugli obiettivi del coachee e come il coach può lavorare per farli raggiungere. Per un manager-allenatore tuttavia questa può non essere la regola. Se le sessioni formali di coaching aziendale non devono mai essere sottovalutate, il coaching training può essere anche di tipo informale, cioè svolto durante le conversazioni quotidiane con il team. Il giusto mix tra coaching formale e informale è un approccio che può essere considerato come un buon metodo.

Si può parlare di un continuum formale-informale, definibile come:
Il cosiddetto “in-house” coaching è fatto sul posto di lavoro ed è basato sul continuum composto dal coaching formale strutturato da una parte e dal “on-the-run” coaching (che possiamo chiamare “coaching di corridoio”) dall’altra: quei pochi minuti rubati nel corridoio proprio nel bel mezzo di un importante progetto.
I due tipi di business coaching non si escludono nè elidono a vicenda – molti managers utilizzano entrambi gli stili in modo complementare.

 

Il Coaching Formale

Il Coaching Informale

Fatto in modo esplicito

Fatto esplicitamente od implicitamente

Appuntamenti programmati

Le conversazioni sono fatte sul posto di lavoro di tutti i giorni

Programma con inizio e fine precisi

Processo on-going, è anche uno stile di management

La maggior parte delle converzazioni è fatta in modalità Coach

Il manager si muove tra la modalità Coach e la modalità Manager

Relazione contrattuale

Relazione casual

 

Il coaching formale

La caratteristica più evidente del business coaching formale è che viene utilizzato in modo esplicito – durante la sessione di business coaching entrambe le parti sanno che sono impegnate nell’esercizio di coaching e quindi si focalizzano sul process e sul risultato.
Il coaching formale avviene solitamente durante gli appuntamenti concordati. Questo invia un segnale forte ai partecipanti: il loro sviluppo e successo sono importanti e che il manager è lì per fornire supporto.
Quando una serie di appuntamenti è programmata, il coaching diventa sia un inizio sia una fine. Questo può avere un effetto motivante, con il fenomeno della “scadenza magica” che entra in gioco verso la fine del processo, quando sia il coach che il coachee concentrano i loro sforzi per raggiungere l’obiettivo entro il tempo prestabilito.
I chiari parametri del coaching formale significano che sia coach che coachee tendono a trascorrere la maggior parte delle sessioni in modalità di coaching – cioè con il coachee più attivo, e il coach impegnato principalmente ad ascoltare, a porre domande e a dare risposte.

 

Coaching informale

Il busines coaching informale è un una zona un po’ grigia. Quando si ha un approccio implicito, ed è parte della conversazione quotidiana tra il coach e il suo team, può risultare che nessuna delle due parti ha effettivamente fatto parte di una sessione di coaching.
Alcuni membri del team sono a disagio con la parola coaching e con l’idea di essere un coachee. Ma è altrattanto vero che rispondono bene ad un manager che dedica del tempo per ascoltarli con attenzione e per porre loro domande che li autorizzano a cercarsi una sfida o per risolvere un problema, senza che venga detto loro cosa fare.
Un manager può essere così familiare con questo approccio (o può essere così simile al suo stile di comunicazione naturale), che esso può non consapevolmente decidere di fare coaching, ma istintivamente ascolta e chiede piuttosto che “racconta e vende”.

Il coaching informale non si svolge durante appuntamenti programmati, ma piuttosto avviene durante le conversazioni di tutti i giorni sul posto di lavoro. Queste conversazioni possono essere brevi o lunghe, di tipo 1-2-1 o in un team, focalizzarsi sulle attività o sui singoli. Ciò che qualifica queste conversazioni come coaching non è per via di un modello formale o di una struttura, ma grazie ad uno stile di conversazione.

Lo stile di coaching manageriale è quello in cui il manager fa in genere un passo indietro per dare autorità ai membri del team e per sollecitare il loro impegno e la loro creatività, aiutandoli sia per portare a termine il lavoro sia per imparare qualcosa di nuovo. Così, invece di dare ordini o di diffondere conoscenza, il manager pone domande e ascolta per vedere ciò che i membri del team creano.

Per un manager-coach, il coaching non è qualcosa che inizia e finisce con una sessione o con un programma. Fare domande, ascoltare, avere empatia e dare un feedback di osservazione (piuttosto che dare un feedback di giudizio) sono elementi del suo stile di comunicazione personale. Per un’organizzazione con cultura di coaching, questo stile di leadership è semplicemente tradotto in “questo è il modo in cui facciamo le cose qui”.

Poiché il coaching informale è un modo di fare le cose, piuttosto che un programma ben definito, non vi è un definito inizio e fine bensì è un processo sempre in corso. La conversazione diventa di tipo aperto, con punti di riferimento come goal setting e revisione degli obiettivi che fanno parte di un processo di apprendimento molto più ampio.

Poiché il coaching informale non si limita alle sessioni formali, questo stile di leadership non viene utilizzato in maniera esclusiva ma secondo le esigenze della situazione, come facente parte di una gamma di stili. Durante una data conversazione un manager può accendere e spegnere la modalità coaching, così come con altri stili di management.

 

Quale stile devo usare ?

Nessuno stile è migliore o peggiore rispetto agli altri, e molti managers utilizzano sia l’uno che l’altro. Quale usare dipende da una serie di fattori:

 

Preferenza del manager

Alcuni managers sono a proprio agio con la pianificazione di sessioni formali e con un programma di coaching ben strutturato. Quando si lavora con le persone, è di vitale importanza essere se stessi e di utilizzare un approccio con il quale ci si sente a proprio agio. Quindi assicuratevi di essere onesti con voi stessi e con la vostra squadra sulle vostre preferenze e lavorare con loro, non contro di loro.

 

Preferenza del coachee

Inutile dire che questo aspetto è almeno tanto importante quanto quello della preferenza del manager. Alcuni coachee amano l’idea di avere del tempo dedicato per il proprio sviluppo, così come gli obiettivi chiaramente definiti ed una struttura per raggiungerli. Altri sono profondamente sospettosi di una struttura formale per questo tipo di lavoro, e preferiscono di gran lunga fare le cose in un modo casual e più informale. Ignorate questo a vostro rischio e pericolo!

 

La cultura aziendale

Così come gli individui hanno preferenze, anceh le aziende ne hanno. Approcci che sono ben accolti in una grande corporation possono essere impraticabili in una piccola realtà. Questo non significa che non si può provare a fare qualcosa di nuovo, ma potrebbe essere necessario essere creativi su come si “vende” questo programma alle persone all’interno dell’azienda.

 

La tipologia della task

E ‘ difficile generalizzare su questo aspetto, come visto in alcune occasioni il coaching sia formale che informale è utilizzato con successo con una vasta gamma di compiti e obiettivi. Tuttavia, per gli obiettivi di grande respiro, come ad esempio un nuovo grande progetto, la carriera di una persona o gli obiettivi annuali della stessa, una sessione formale può essere un potente mezzo per impostare la struttura e far focalizzare le persone sul compito. Ci sono anche molti casi in cui un problema di bassa importanza non meriti un incontro formale. Una breve chiacchierata, ad esempio, vicino alla macchinetta del caffè può essere molto efficace per rimuovere gli ostacoli e rimettere gli ingranaggi di nuovo in movimento.

 

Capire che il Coaching è importante è il primo passo da fare, entrare poi nelle dimensioni formale e informale è il passo successivo.

 

  • Quale stile è più adatto a voi?
  • Siete dei Coaches formali, avete mai fatto i Coaches informali? Come vi siete sentiti? Quali risultati avete ottenuto?
  • La vostra organizzazione si presta ad uno stile formale, informale o un mix dei due?
  • Quale è la caratteristica principale che un Coach deve avere per attrarre le masse?
  • Secondo voi le aziende sono effettivamente inclini a infondere e utilizzare una cultura che preveda l’uso delle pratiche del Coaching?