domani

La maledetta possibilità di procrastinare è uno dei più insidiosi fattori che possono minare il raggiungimento di un obiettivo.

La procrestinazione è parte naturale dell’essere umano ma questo non impedisce certo di poter intervenire su se stessi e modificare le dinamiche mentali causa di questa piaga.

In generale le persone tendono a rimandare le decisioni che provocano loro ansia e di solito coincidono con decisioni e azioni che possono determinare un cambiamento.

Il cambiamento spesso può generare paura e insicurezza; al contrario procrastinare genera uno stato effimero di apparente serenità: il restare fermi, il non agire ci regale la certezza di non sbagliare.

Uno dei proverbi a mio parere più deleteri è “Chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quel che lascia ma non sa quel che trova”: direi che non c’è dubbio alcuno che se si intraprende una nuova strada non si può sapere a che cosa si stia andando incontro, ma è appurato che se tutti seguissimo tale proverbio e percorressimo solo le strade già battute verrebbe a mancare qualsiasi tipo di progresso, crescita, evoluzione.

Il mio proverbio preferito è
“Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi”

Devo confessare che fino ad un po’ di tempo fa io ero un procrastinatore seriale: non c’era giorno in cui non rimandassi qualcosa ma notavo che l’apparente ed effimero stato di sicurezza che generava in me il rimandare, si traduceva alla sera in un forte rimorso per non aver lavorato come avrei dovuto.

Grazie ad un approfondito lavoro sulla conoscenza di me stesso e grazie alle tecniche di coaching sono riuscito a sconfiggere questo mio grande nemico, che malevolo continua a volte a mettermi alla prova ripresentandosi.

Ho cominciato a farmi domande tipo “Perché voglio rimandare quella cosa?” risposta: “Perché non mi piace farla”.
La domanda/risposta ha scaturito una riflessione banale ma al tempo stesso importante: se una cosa la devi fare per forza non ha alcun senso rimandarla, rimandare l’azione che non ci piace prolunga nel tempo uno stato di ansia per niente positivo.

Mi sono accorto che il vizio di procrastinare si presentava anche sotto un’altra forma e coioè: relegavo le attività quotidiane per me meno piacevoli alla fine della giornata lavorativa. Questo comportava un circolo vizioso negativo di cause-effetto tra loro concatenate: una fatica ancor più grande dovuta alla stanchezza accumulata nella giornata, l’impiego di maggior tempo per svolgere l’attività che altrimenti avrei sbrigato più velcemente, l’uscita dall’ufficio in tardo orario, uno stato d’animo altamente nervoso ed irritato. Insomma… un disastro.

Anche in quest’ultimo caso mi sono chiesto: “Cosa posso fare???” e la soluzione è stata semplice: adesso tutte le attività meno piacevoli sono le prime che svolgo nell’arco della giornata.

Un altro aspetto fondamentale per combattere la procrastinazione è segnarsi le attività da svolgere, su un’agenda o su qualsiasi altro supporto (io uso l’agenda e vi assicuro che dà sensazioni molto positive poterci fare sopra un fregio una volta ultimate le attività).

 

Le tecniche per risolvere il problema della procrastinazione sono molteplici, basta fare un giro su internet e se ne trovano tantissime, dalle più classiche alle più stravaganti, pacchetti preconfezionati come se gli esseri umani fossero dei robot.

Al di là dei due esempi personali che ho sopra citato, credo che ogni persona deve trovare dentro di sè i sistemi maggiormente efficaci, i metodi più adeguati alla propria personalità esplorando le dinamiche mentali che portano ciascuno di noi a rimandare.

Ciò che a mio avviso è determinate e fa la differenza è:

  • sapere dove si sta andando e perché
  • avere ben chiaro in testa l’obiettivo che si vuole raggiungere e il come

E’ fondamentale lavorare sulla consapevolezza che tutte le azioni quotidiane che dobbiamo svolgere rappresentano i tanti mattoncini che realizzeranno il nostro sogno e che questo nostro sogno potrà essere raggiunto solo se accompagnato da un crescendo motivazionale.

L’aiuto migliore per questa “taratura” o “messa in bolla” di se stessi è sicuramente da cercare nel mental coaching.