Quando si richiede l’aiuto di un mental coach siamo davvero sicuri vi sia la necessità di questo genere di supporto o è invece più da considerare un lusso, una tendenza in voga del momento e quindi da provare a prescindere?

La domanda potrebbe aprire una diatriba piuttosto lunga tra chi pensa sia utile e chi considera tale pratica totalmente inefficace e priva di senso; concentreremo pertanto la nostra attenzione su due aspetti: piano economico e motivazionale.

 

Livello motivazionale

L’aiuto di un mental coach può risultare una facile via di fuga, una via alternativa da prendere al volo per quanti non hanno voglia di indagare su loro stessi,  che preferiscono sia un’altra persona a fare il lavoro “sporco”, a fornirgli soluzioni e risposte. In questo senso è senz’altro da intendere come un lusso, anche perché spesso è accompagnato dal concetto “Ho i soldi, ti pago, quindi fallo per me”. Purtroppo in questo genere di percorso questo atteggiamento paga poco, anzi per nulla direi, in quanto la regola base è la motivazione e senza di essa non si può andare da nessuna parte. Non si può cambiare se noi stessi in primis non lo vogliamo davvero o citando una frase di John Grinder, uno dei fondatori della PNL, “Nessun cambiamento avviene fino a che la mente inconscia non è d’accordo”.

Per altri invece l’aiuto di un mental coach viene visto positivamente nella maniera in cui una visione esterna è tendenzialmente poco coinvolta emotivamente pertanto più obiettiva, e quindi può supportare il coachee insegnandoli a vedere le situazioni da una prospettiva diversa, a considerare e vagliare tutte le possibilità prima di prendere una decisione.

Questi due casi quindi interpretano l’aiuto di un mental coach tanto un lusso quanto una necessità identificandosi in persone diverse: il pigro e il curioso.

 

Livello economico

Tenendo conto di questo aspetto invece l’aiuto di un mental coach sembra essere colto in maniera del tutto negativa. Il mental coaching viene inteso come una mera attività che solo i ricchi, dotati di un capacità di spesa superiore per tutto ciò che è definito “superfluo”, possono permettersi. Anche un studente magari potrebbe avere la necessità di tale supporto ma sicuramente non sarà mai in grado di permettersela se non lavora, in quanto sarebbe una spesa che peserebbe non poco sul bilancio famigliare.

 

Tenuto conto di tutte queste considerazioni credo sia giusto affermare che tale percorso viene visto più come un lusso se a farlo risulta essere un ricco svogliato e privo di iniziativa, e limitante per quanti vorrebbero provarlo ma purtroppo non possono permetterselo per motivi economici; insomma un lusso per quarantenni e cinquantenni.