La parola Leader deriva dal verbo inglese “to lead” che significa “guidare, condurre, dirigere”, quindi si può dire che il leader è colui che sa guidare un gruppo di persone (followers) che lo riconoscono come fonte di rassicurazione, incoraggiamento, consiglio, ma anche come persona in un certo modo “al di sopra di loro” per le sue competenze, per la sua personalità, la sua forza.

E’ possibile fare riferimento a due concezioni diverse circa il modo in cui l’allenatore dovrebbe svolgere il proprio compito di preparatore di atleti.

La prima concezione, indicata con il termine “prassi produttivistica”, pone maggior attenzione al raggiungimento del risultato prefissato, sviluppando al massimo le potenzialità tecniche e fisiologiche dell’atleta. Tale metodo si concretizza attraverso l’imposizione di un allenamento severo ed intenso, in cui lo scopo da realizzare trascende le motivazioni dell’individuo.

Nella seconda concezione, si sottolinea invece l’importanza di una “azione personalizzata”, dove il fine rimane l’uomo e la sua realizzazione. In questa prospettiva viene data importanza alla motivazione, all’impegno psicologico, all’uomo-atleta anziché all’atleta-macchina.

In questo caso l’allenatore non si limita ad occuparsi dei fatti biomeccanici e dei problemi tecnici, ma pone priorità agli obiettivi ed alla soddisfazione dell’atleta in quanto persona, in quanto valore a prescindere dal risultato della propria performance agonistica.

In questa prospettiva l’allenatore cerca di instaurare con l’atleta una relazione autentica ed empatica. Per questo è possibile affermare che il buon leader è colui che offre una risposta consapevole ed organizzata alle esigenze motivazionali presenti sia nell’atleta sia nella squadra.

Alcuni studi hanno suddiviso i comportamenti che caratterizzano l’allenatore e il suo rapporto con l’atleta; si possono distinguere in:

  • Comportamento autoritario: si tratta della propensione a mettere in atto durante gli allenamenti comportamenti che pongono l’accento sull’autorità personale del tecnico e che prevedono l’adozione di uno stile decisionale indipendente dalla partecipazione degli atleti;
  • Comportamento democratico: ci si riferisce a un comportamento in allenamento che prevede una maggiore partecipazione degli atleti nelle decisioni relative agli obiettivi individuali e di gruppo. Gli atleti vengono coinvolti rispetto al significato di metodi e modalità di allenamento, cosi come delle scelte tattiche e strategie proposte;
  • Comportamenti di supposto: si tratta di comportamenti in allenamento caratterizzati dall’interesse per il benessere dei singoli atleti, la realizzazione di un clima positivo all’interno del gruppo allenato, la creazione di relazioni interpersonali positive con e tra i componenti del gruppo;
  • Comportamenti di feedback positivo: ci si riferisce a comportamenti in allenamento volti a rinforzare l’atleta, sia a livello personale sia sul piano tecnico, mediante il riconoscimento e la gratificazione di fronte a prestazioni positive;
  • Istruzioni tecniche: ci si riferisce a comportamenti volti al miglioramento della performance dell’atleta enfatizzando e favorendo l’impegno nell’allenamento, fornendo informazioni chiare sulle abilità, le tecniche e le tattiche della disciplina, precisando la natura delle relazioni tra i componenti del gruppo e dello staff, strutturando e coordinando le attività dei membri del gruppo allenato.

 

Voi cosa ne pensate? Adottate altri tipi di comportamenti? In quali circostanze?