E’ accaduto spesso, nella mia esperienza professionale, di imbattermi in situazioni in cui le parole “leader” e “manager” sono state utilizzate quasi come sinonimi. Ora, d’accordo che gli obiettivi sono il sale della “mission” di qualunque organizzazione, sia pubblica che privata, ma sono molto diverse le strategie per il loro raggiungimento, soprattutto in considerazione di alcuni aspetti che rilevano e ne influenzano profondamente gli esiti: fattori ambientali, circostanze, fattore umano.

 

Ecco, partiamo proprio da quest’ultimo aspetto e proviamo a rispondere a due domande:

  1. Chi è colui che ha il compito di indicare l’obiettivo?
  2. Chi ha l’obbligo di porre in essere tutte le azioni più adeguate per raggiungere l’obiettivo?

 

1)    Chi è colui che ha il compito di indicare l’obiettivo

Pur senza scomodare il celeberrimo principio filosofico di non contraddizione, mi viene da rispondere che gli obiettivi strategici attengono molto di più al leader, ossia a colui che ha una visione ampia e precisa della direzione da intraprendere ed è in grado di indicarla, sviluppando una forza trascinante (dall’inglese to lead  = condurre), piuttosto che al manager, che ha una visione più focalizzata, prescrittiva e di governo della complessità (dall’inglese to manage = gestire): in altre parole, il leader si occupa del “cosa fare e perché”, il manager si interessa del “come fare”.

Corollario: il leader ed il manager non sono la stessa cosa.

 

2)   Chi ha l’obbligo di porre in essere tutte le azioni più adeguate per raggiungere l’obiettivo?

A mio modo di vedere questa domanda fa emergere la diversità dei due ruoli.

Il leader segue la sua visione, che comporta lo spostamento della frontiera sempre più oltre in chiave di innovazione e sviluppo di nuove idee.

Il manager gestisce l’esistente, ciò che è immediato ed attuale, preoccupandosi di farlo nel modo giusto.

Leader e Manager: entrambi personaggi essenziali ma ancora una volta diversi.

 

Quanto sopra sembrerebbe dunque escludere una identità o quantomeno una sovrapposizione di ruoli. Questo concetto è rafforzato dal fatto che:

  • all’interno di un’organizzazione, il manager è una posizione organizzativa mentre il leader è un ruolo.
  • inoltre, il manager può essere selezionato sulla base di parametri misurabili, il leader emerge “ex se” e deve essere riconosciuto come tale, al di là e talvolta al di fuori di ogni possibile designazione.

Mi si potrebbe obiettare che un manager può anche avere le doti di un leader. Vero, ma è mia opinione che anche in quel caso è bene che i ruoli restino separati, perché se è già difficile gestire i conflitti che talvolta si creano fra leader e manager, diventa arduo governarli quando tali divergenze albergano nella stessa persona. A titolo esemplificativo: proviamo a pensare a quanto possa essere problematico il bisogno contemporaneo di governare la complessità in vista di un risultato a breve termine e di spingere verso il cambiamento attraverso lo sviluppo paziente di medio-lungo termine delle capacità di “squadra”.